Dov'e attesa

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Schizzano i pipistrelli fra i lampioni
la città è un burro caldo di luci

la sera dopo i tavolini aperti
fra le nubi di cicca si intravede
quel mollusco nel cielo che è l'autunno

un tipo ben vestito oltre la strada
o un conato di pozzanghera spenta
dopo il temporale dell'altra sera.

E' con un filo di automazione
-prima volta per me che non stupisco-
che colgo il senso della stagione

il senso che prende per me e per l'altro
(l'altro sei tu –imbevuta nei rovesci
nel braccialetto d'estate–) è identico.

Ma non nella mia devozione vaga:
un sapere di suoni e di stellate
-non inciso nel web o nel giornale-

non è identico non è conformato
non è inurbato: è sul Triangolo Estivo
è su Giove a mezzanotte quel senso

(è un chiodo di luce a nord est) è verso
il vento senza più tuoni, i versanti
nuovi, verso te mancante e te viva

te che manchi da me lo sento adesso
te viva ora dormirai: post-serata
post-agosto, -me-te, -la gita al lago.

Ancora scalza ti chiedi cos'è
l'ombra che aumenta, il dopolavoro o
dove andrà lei, l'altra che canta sempre.

La morte del re, il singhiozzo dei fari
la notte lunga mugghio e silenzio
la vita rivolta dove non vibra

dove luce e parola fermi smettono
dov'è attesa e scoperta del ritorno
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